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giovedì 20 giugno 2013

"Nie Wieder - Mai più"

Buongiorno,
sfogliando le mie  librerie digitali di foto mi sono imbattuta in quelle scattate a Monaco durante un mercatino di Natale di qualche anno fa, un lungo ed interessante week end che ci ha portato anche a visitare il favoloso castello di Neuschwanstein ed il tristissimo campo di concentramento di Dachau, ed è questo di cui vi voglio parlare oggi.

Dachau, cittadina vicino a Monaco, vanta un triste primato, qui nel 1933 dopo solo un mese dalla presa del potere da parte di Hitler, venne inaugurato il primo campo di concentramento nazista su ordine di Himmler, era il 22 Marzo.

Da quel giorno fino al 29 Aprile 1945, giorno della liberazione di Dachau, circa 200.000 persone vi furono deportati e più di 40.000 non ne uscirono mai.

I prigionieri entravano nel campo dalla "Jourhaus", la "Porta dell'Inferno"
 
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Dachau, l'ingresso, la "Porta dell'Inferno"
ed anche noi la varchiamo.

Si passa attraverso il portone sul quale campeggia la scritta "Arbeit macht frei", "Il lavoro rende liberi", simbolo del cinismo della dottrina nazista che voleva banalizzare il campo di concentramento facendo credere che si trattasse semplicemente di un campo di lavoro e di rieducazione.
 
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"Il lavoro rende liberi"
Seguendo la stessa strada che facevano i prigionieri entrando nel campo, si trova il Memoriale Internazionale per ricordare le persone che, appartenenti a diverse nazionalità, vennero qui uniti nella prigionia e nella morte.
 
All'inizio erano solo i dissidenti politici tra cui anche tanti ebrei, poi si aggiunsero altri ebrei, gli zingari, gli omosessuali, i Testimoni di Geova ed i sacerdoti.
Man mano che la guerra va avanti e colpisce diverse nazioni, a Dachau arrivano prigionieri austriaci, cechi, polacchi, francesi, norvegesi ecc.
Prigionieri provenienti da più di 30 stati, i più numerosi venivano dalla Polonia e dalla Unione Sovietica.
 
Questo monumento, opera dell'artista jugoslavo Nandor Glid sopravvissuto al campo di concentramento, ricorda il dolore dei prigionieri intrappolati dal filo spinato, ricorda chi in un estremo gesto di disperazione si buttava contro il reticolato, ricorda i numerosi suicidi.
  
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Dachau, il Memoriale Internazionale
Una scritta in diverse lingue ci fa da monito :

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Dachau, il Memoriale Internazionale
"Possa l'esempio di quelli che furono sterminati qui dal 1933 al 1945 nella lotta contro il nazismo fare che i vivi si uniscano per difendere la pace, la libertà ed il rispetto per la persona umana".
 
Il "monumento dei triangoli" ricorda le targhette che ogni prigioniero portava distinte per colore a seconda della tipologia di detenuto.
Voluto nel 1968 dal Comitato Internazionale dei Prigionieri, composto soprattutto da ex-prigionieri politici, rappresentava i gruppi "ufficiali" di perseguitati, per motivi politici, razziali o religiosi, gli altri gruppi non sono stati rappresentati.
Quindi non ci sono i triangoli neri degli asociali, quelli verdi dei criminali e quelli rosa degli omosessuali, tutte "vittime dimenticate".
 
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Dachau, il Memoriale, monumento dei Triangoli
Ma quello che tocca il profondo del cuore e ti fa venire i brividi lungo la schiena sono queste due parole scritte sul muro che ti balzano agli occhi e ti colpiscono come una staffilata : "MAI PIU'", scritto in 5 lingue davanti all'urna contenenti le ceneri di un prigioniero sconosciuto che rappresenta tutte le vittime della follia nazista che qui morirono.


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Dachau, il Memoriale, "Mai Più"
Proseguendo si arriva alla Piazza dell'Appello dove i prigionieri venivano radunati tutte le mattine e le sere per la conta e l'assegnazione dei lavori, quest'area poteva contenere fino a 50.000 persone, da qui si accede all'edificio di manutenzione dove i prigionieri venivano portati per essere registrati subito dopo l'arrivo.
L'edificio oltre alla ricostruzione degli ambienti originari contiene anche una mostra sulla storia del campo di concentramento con foto e reperti.
 
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Dachau, l'edificio di manutenzione sullo sfondo
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Dachau, Monumento alle vittime della marcia della morte
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Dachau, la mostra all'interno dell'edificio di manutenzione
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Dachau, la mostra
Qui i prigionieri venivano registrati, spogliati dei loro vestiti ed obbligati a consegnare i loro oggetti personali.
Poi venivano condotti nei bagni dove venivano lavati con idranti e rivestiti con il classico pigiama a righe.
Sempre nei bagni veniva praticata la punizione chiamata "polo sospeso" dove ai prigionieri venivano fatti salire su uno sgabello con legate le mani dietro la schiena ed attaccate a dei ganci sul soffitto, lo sgabello veniva tolto dai piedi ed il prigioniero restava impiccato per le braccia, spesso moriva ma se riusciva a sopravvivere restava con danni permanenti.
 

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Dachau, i bagni dei prigionieri
Proseguendo la visita si trovano le Caserme dove alloggiavano i detenuti, oggi delle 34 originarie ne sono state ricostruite 2.
Il giorno della liberazione di Dachau, gli americani trovarono stipati nelle Caserme più di 30.000 persone in condizioni terribili.
 
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Dachau, le Caserme
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Dachau, le Caserme
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Dachau, le Caserme
Nella parte retrostante il campo si trovano i forni crematori dove venivano smaltiti i cadaveri dei prigionieri.
In funzione giorno e notte non riuscivano però a cremare i cadaveri troppo numerosi.
Nell'archivio sono registrati circa 32.000 decessi ma il reale numero è sconosciuto.
  
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Dachau, i forni crematori
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Dachau, i forni crematori
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Dachau, i forni crematori, un pensiero ed una preghiera
Davanti a queste immagini non si può non fermarsi a pensare a cosa può arrivare la follia dell'uomo e pregare che non succeda MAI PIU'.
 
A testimonianza delle diverse fedi religiose delle vittime del campo sono sorte le chiese che le rappresentano.
 
La prima a sorgere è stata nel 1960 la cappella cattolica dell'"Agonia mortale di Cristo".
 
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Dachau, la cappella dell'Agonia mortale di Cristo
Fuori dalle mura si trova il convento delle suore Carmelitane dove le religiose pregano per offrire l'espiazione a questo luogo pieno di sofferenza.
 
La Chiesa Protestante della Riconciliazione sorge sotto il Memoriale e si accede mediante un corridoio buio per arrivare ad un cortile luminoso.
Nel punto di incontro tra il buio e la luce è stata incisa la frase "Nascondimi all'ombra delle tue ali", il Salmo 17.
 
Sempre nello stesso anno fu costruito il Memoriale Ebraico, in basalto nero con una menorah a sette braccia sulla sommità ed all'interno la "Ner Tamid", la luce eterna.
 
E per ultima anche in ordine di tempo, la cappella Russo-Ortodossa "Resurrezione di Nostro Signore" costruita nel 1995 su una collina formata in parte con la terra proveniente dall'ex Unione Sovietica.
Un Cristo risorto porta i prigionieri dalle loro caserme al cancello del Cielo è rappresentato nell'icona principale.
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Dachau, la cappella Russo-Ortodossa
Termina qui la nostra visita al campo di concentramento di Dachau, una visita intensa dal punto di vista culturale ma soprattutto emotivo.
 
Un salto in un tempo ancora troppo vicino per non lasciarci sgomenti, un luogo di sofferenza che però dà solo un'idea sbiadita di quello che deve essere successo tra quelle mura, tutto è troppo ordinato, troppo pulito, si fa fatica a sentire le urla di dolore, a vedere le lacrime ed il sangue dei prigionieri, è come se con la ricostruzione si fosse passato un velo attraverso il quale possiamo solo intravvedere quello che c'è sotto.
Ma forse è meglio così, un luogo che ha generato tanta disperazione merita un riscatto, chi qui è morto merita riposo, merita dignità.
Diamo dignità a chi dignità purtroppo non ne ha avuta.
 
Forse possiamo anche dare perdono e col perdono viene anche la pace ma non possiamo dimenticare, mai.
FORGIVE NOT FORGET.
E dobbiamo vegliare affinché certe atrocità non succedano MAI PIU'.
 
Se andate a Monaco passate anche da Dachau, merita una visita.
 
Ciao, alla prossima

4 commenti:

  1. Quando sono andata a Monaco non volevo assolutamente visitare Dachau, ma mi aveva convinto il mio compagno. Devo ammettere che ha fatto bene, la visita è stata molto toccante nonostante conoscessi già la parte storica per averla studiata a scuola. Hai descritto tutto benissimo, mi sembra di essere tornata là per un attimo.

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    1. Eh sì, scrivendolo sono tornata anch'io là
      Grazie
      Ciao

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  2. ciao
    mai dimenticare queste atrocità. Mi sono venuti i brividi leggendo e vedendo le immagini del post.

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  3. Anche a me sono venuti i brividi e pure le lacrime agli occhi intanto che lo scrivevo
    Ciao

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